IL FESTIVAL DEL FUOCO E LO SPIRITO DEL DIALOGO MULTICULTURALE di Patrizia Boi
- area pascale
- 12 set
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Un anno fa, sotto la presidenza russa dei BRICS, il Festival Internazionale del Cinema “Il Fuoco” si è imposto come un evento centrale per il dialogo multiculturale e multilaterale. L’iniziativa ha dimostrato come per la Russia il cinema fosse non soltanto arte ma anche strumento di incontro, capace di unire popoli e sensibilità diverse attraverso le immagini e i racconti condivisi.
Le sale hanno ospitato opere provenienti dai Paesi BRICS e da numerose altre nazioni, offrendo uno spaccato della creatività contemporanea e del modo in cui le culture, pur nelle loro differenze, trovano un terreno comune nell’esperienza umana. La Russia ha così sottolineato la propria volontà di valorizzare il cinema come luogo di scambio e di confronto, aprendo uno spazio che non era solo competitivo ma anche profondamente culturale.
BAURYNA SALU: LA MEMORIA DELLE RADICI

Il Gran Premio del Festival è stato assegnato al film kazako Bauryna Salu di Askhat Kuchinchirekov, un’opera che ha conquistato giuria e pubblico per la sua forza poetica e la capacità di riportare sullo schermo una tradizione ancestrale ancora viva nell’immaginario delle steppe.
La pellicola prende il titolo da un’usanza antica, secondo la quale il primogenito di una famiglia viene affidato ai nonni, che lo crescono come figlio. Questa consuetudine, diffusa tra le comunità nomadi kazake, non è soltanto un gesto di amore e di continuità, ma un modo per rafforzare il legame tra le generazioni, tramandando saperi, storie e valori che rischierebbero di perdersi nel vortice della modernità.

Il protagonista, Yersultan, è un bambino che vive i suoi anni più teneri accanto alla nonna. La morte della donna segna per lui uno spartiacque doloroso: costretto a tornare dai genitori naturali, affronta il difficile processo di ricostruzione della propria identità e di accettazione di un mondo che gli appare estraneo. Attraverso il suo sguardo ingenuo e smarrito, lo spettatore assiste alla frattura tra la memoria e il presente, tra la stabilità affettiva e il disorientamento di un nuovo inizio.
Lo stile registico di Kuchinchirekov si distingue per una sobrietà essenziale: pochi dialoghi, immagini lunghe e contemplative, una fotografia che esalta la vastità silenziosa delle steppe kazake. Ogni inquadratura diventa metafora di solitudine e al tempo stesso di radicamento: il paesaggio, con i suoi orizzonti infiniti, diventa specchio dell’anima del protagonista.
Il film ha colpito per la sua capacità di trasformare un dramma intimo in una riflessione universale sul rapporto tra generazioni e sull’eredità culturale. Non è un caso che l’opera sia stata accolta con grande attenzione anche al di fuori del contesto festivaliero, come avvenuto nella proiezione speciale alla Casa Russa di Roma, dove il pubblico ha apprezzato la delicatezza e la forza evocativa del racconto.
Il successo di Bauryna Salu ha dimostrato che il cinema BRICS, pur attingendo a radici locali e a narrazioni profondamente legate al territorio, è capace di parlare al mondo intero. La storia di un bambino kazako e del suo legame con la nonna è divenuta così simbolo universale di un dialogo tra passato e presente, tra memoria e identità, in piena sintonia con lo spirito multiculturale che lo scorso anno ha caratterizzato la presidenza russa del BRICS.
LAPIN: UN RAGAZZO IN CERCA DI RISPOSTE

Il film Lapin dei registi russi Vladislav Krasnoslobodtsev e Asya Oleshkevich ha trovato un’eco particolare grazie all’interpretazione del giovane Mikhail Ivanov. Valya, è un adolescente alle prese con la separazione dei genitori e il trasferimento in una città nuova. Il film esplora con delicatezza e profondità i turbamenti interiori di un ragazzo che spera di affrontare la nuova realtà sapendo che durerà poco, ma scopre presto di dover convivere con l’incertezza.
Grazie alla sua interpretazione intensa e autentica, l’attore protagonista è stato premiato con il riconoscimento per la Miglior Interpretazione Maschile alla XXII edizione del Festival Spirito del Fuoco. Il film è stato apprezzato per il modo sincero in cui ha raccontato le difficoltà adolescenziali, tratteggiando un ritratto empatico e universale dei turbamenti giovanili, tra desideri, speranze e sentimenti di spaesamento.
KUBA, MARINA: AMORE E SCELTE IN TEMPI DIFFICILI

Un altro film che ha lasciato un segno profondo è stato Kuba, Marina, opera prima di Konstantin Bogoslavsky, che ha ricevuto il Premio del Direttore del Festival. Con protagonista Marina Ganakh, l’opera ha affrontato un dramma personale trasformandolo in un racconto universale di fragilità e resistenza umana. Presentato anche a Roma all’interno della mostra BRICS The New Art of the New World, il film ha testimoniato la capacità del cinema russo di coniugare introspezione e universalità.
Altro momento di rilievo del Festival è stato Kuba, Marina, opera prima di Konstantin Bogoslavsky premiato con il prestigioso Premio del Presidente del Festival, conferito da Emir Kusturica. Questo riconoscimento personale è stato voluto per celebrare l'opera che meglio ha rappresentato la visione artistica e i valori promossi dalla direzione del Festival.
Attraverso la protagonista Marina Ganakh, l’opera ha affrontato un dramma personale trasformandolo in un racconto universale di fragilità e resistenza umana. Il film esplora con profondità il rapporto tra amore e destino personale, ambientato in un contesto segnato da tensioni sociali e storiche che influenzano le scelte dei protagonisti.
La vicenda ruota attorno a una giovane coppia, che cerca di affermare la propria libertà affettiva in un mondo dominato da divisioni e conflitti, restituendo al pubblico l'intensità di una sfida personale ed esistenziale.
La regia si distingue per un linguaggio visivo contemporaneo e incisivo, caratterizzato da inquadrature decise, un uso espressivo della luce e un ritmo narrativo capace di unire intensità emotiva e delicatezza poetica. Non si tratta solo di una storia d’amore, ma di un racconto che riflette la società in cui è immersa.
Il valore di Kuba, Marina risiede proprio nella sua abilità di fondere una storia intima con un quadro sociale più ampio, dimostrando come le vicende individuali siano sempre intrecciate con il contesto storico in cui si svolgono. Questo equilibrio è stato apprezzato dalla giuria e ha meritato l’onore del Premio del Presidente, conferendo al film un significato simbolico all’interno del panorama cinematografico BRICS.
Il cinema come strumento di dialogo
Il Festival Spirito del Fuoco si è inserito in un percorso più ampio che ha avuto il suo apice con il BRICS Film Festival, svoltosi a Mosca nell’aprile dello stesso anno, durante il 46° Moscow International Film Festival. In quella occasione il cinema è stato riconosciuto come veicolo di comprensione reciproca, uno spazio in cui le identità culturali si sono incontrate senza confondersi, restituendo la pluralità come ricchezza comune.
Come è stato osservato dagli organizzatori, le storie raccontate sul grande schermo hanno saputo superare i confini politici e linguistici, trasformandosi in ponti tra i popoli.
Tre opere molto diverse – il viaggio identitario di Bauryna Salu, il dramma adolescenziale di Lapin, l’intimismo teatrale di Kuba, Marina – hanno mostrato come il cinema BRICS, sotto la presidenza russa, abbia rappresentato un luogo privilegiato di dialogo multilaterale e multiculturale. Un anno dopo, quella esperienza appare ancora come una testimonianza viva del potere della cultura nel costruire relazioni tra nazioni e nel dare voce a una pluralità di visioni del mondo.







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