ETNIE IN RUSSIA di Patrizia Boi
- area pascale
- 11 set
- Tempo di lettura: 12 min
Aggiornamento: 12 set

La Russia è un vero e proprio “mosaico” di popoli e culture, un territorio immenso che si estende dall’Europa all’Asia e che racchiude oltre 190 gruppi etnici riconosciuti ufficialmente. Questa varietà etnica non è soltanto un dato statistico, ma rappresenta un patrimonio vivente che si riflette nella lingua, nella religione, nelle arti e nelle tradizioni quotidiane.
Mentre i russi etnici, appartenenti al grande ceppo slavo orientale, costituiscono la maggioranza assoluta della popolazione, molti altri gruppi contribuiscono a definire l’identità del Paese in maniera profonda. Alcune di queste comunità contano più di un milione di persone e hanno mantenuto, nel corso dei secoli, lingue, costumi e riti distintivi, spesso in dialogo con la cultura dominante, altre volte in contrasto o in resistenza rispetto ad essa.
Questa pluralità di identità ha generato un tessuto sociale e culturale estremamente ricco: dalle tradizioni islamiche delle popolazioni turco-tatare, alle radici cristiano-ortodosse dei popoli slavi, fino alle credenze pagane ancora presenti in alcune regioni rurali. Il risultato è una Russia multiforme, dove antiche epopee, canti popolari, rituali agricoli e religiosi convivono accanto a forme artistiche universalmente note come la letteratura, il balletto e la musica classica.
Ecco, dunque un’analisi dei gruppi etnici più importanti della Federazione Russa, ciascuno con una popolazione superiore al milione di abitanti, che attraverso le proprie tradizioni uniche arricchisce il grande mosaico della nazione.
RUSSI (ETNICI)

Le tradizioni russe sono un intreccio affascinante di influenze slave, ortodosse e pagane, sedimentate nel corso dei secoli e ancora oggi vive nella cultura quotidiana.
Una delle celebrazioni più emblematiche è la Maslenitsa, conosciuta anche come settimana del burro. Si tratta di una festa dalle origini precristiane, che un tempo segnava la vittoria della luce sulle tenebre in attesa della primavera, e che la tradizione ortodossa ha poi legato all’inizio della Quaresima. Durante questi giorni si preparano i celebri bliny, sottili frittelle rotonde che simboleggiano il sole, condivisi con parenti, amici e vicini in un clima di allegria comunitaria. La festa culmina con il rogo di un grande fantoccio di paglia, simbolo dell’inverno, un rito catartico che esprime la speranza di rinnovamento e fertilità.
L’arte e l’architettura russa sono state profondamente segnate dalla religione ortodossa: le chiese dalle cupole a cipolla, spesso rivestite di colori vivaci o dorature scintillanti, sono un tratto distintivo non solo estetico ma anche spirituale. All’interno, le icone – immagini sacre dipinte con tecniche tradizionali – sono considerate finestre verso il divino.
A livello letterario, la Russia ha dato al mondo giganti come Aleksandr Puškin, Lev Tolstoj e Fëdor Dostoevskij, che hanno indagato l’animo umano in maniera universale, contribuendo a rendere la letteratura russa un patrimonio mondiale.

La musica e la danza occupano un posto d’onore. Il balletto russo, rappresentato da istituzioni leggendarie come il Bol’šoj di Mosca e il Mariinskij di San Pietroburgo, ha fissato canoni estetici che hanno influenzato le arti sceniche di tutto il mondo. In parallelo, compositori come Čajkovskij, Rachmaninov e Stravinskij hanno segnato la storia della musica classica con opere di straordinaria potenza emotiva e innovazione stilistica. Accanto alle forme colte, è viva la tradizione popolare: il chastushka, un canto improvvisato, breve e spesso ironico, continua a essere una forma espressiva amatissima nelle campagne e nei contesti comunitari.
Infine, uno dei valori più profondi è l’ospitalità, considerata sacra. Accogliere un ospite con pane e sale non è soltanto un gesto simbolico, ma un rito che sottolinea il rispetto e l’amicizia verso chi entra in casa. Questo senso di accoglienza riflette la centralità della famiglia e della comunità nella società russa, dove il calore umano e la solidarietà sono da sempre pilastri dell’identità collettiva.
I TATARI

Le tradizioni tatare rappresentano una fusione armoniosa tra elementi turco-musulmani e influenze slave, frutto della posizione geografica e storica di questo popolo, da sempre crocevia di scambi culturali tra Oriente e Occidente. La maggior parte dei Tatari vive nella Repubblica del Tatarstan, lungo il Volga, ma comunità numerose si trovano anche in altre regioni della Russia.
Una delle celebrazioni più sentite è il Sabantuy, noto anche come festa dell’aratro. Questa ricorrenza estiva ha origini antiche e celebra la fine delle semine, trasformandosi in un momento di grande partecipazione collettiva. Non è soltanto un evento agricolo, ma anche un’occasione per riaffermare l’identità del popolo: vengono organizzate gare di lotta tradizionale (koresh), corse di cavalli, giochi popolari e spettacoli musicali. Il Sabantuy è così radicato nella cultura tatara da essere riconosciuto oggi come una delle feste non religiose più importanti del Tatarstan e, in senso più ampio, un simbolo di coesione culturale.
L’Islam sunnita costituisce un pilastro dell’identità tatara e regola molti aspetti della vita sociale. Le cerimonie di matrimonio religioso, i rituali legati alla nascita e alla circoncisione, così come le festività islamiche, rafforzano i legami familiari e comunitari. Le moschee, spesso caratterizzate da cupole slanciate e minareti eleganti, sono centri non solo spirituali ma anche culturali, dove si tramandano lingua e tradizioni.

La cucina tatara è un altro elemento distintivo, ricca di sapori speziati e pietanze legate al mondo delle steppe. Tra i piatti più tipici vi sono il čeburek, una sorta di raviolo fritto ripieno di carne; il peremeč, un tortino fragrante con carne tritata e cipolla; e il celebre čäk-čäk, un dolce a base di piccoli pezzi di pasta fritta ricoperti di miele, che accompagna sempre le grandi celebrazioni familiari. Questa tradizione gastronomica, trasmessa di generazione in generazione, conserva ancora oggi il legame con l’ospitalità e il senso comunitario.
L’abbigliamento tradizionale è altrettanto significativo. I costumi tatari, ricchi di colori vivaci e ricami elaborati, riflettono la raffinatezza di una cultura che unisce semplicità e eleganza. Particolare importanza rivestono i copricapi: gli uomini indossano il tübetäy, un berretto ricamato spesso considerato segno di identità culturale, mentre le donne portano il kalfak, un cappello elegante che sottolinea grazia e dignità.
Così, tra riti agricoli, religione, cucina e abiti tradizionali, i Tatari hanno saputo preservare nei secoli una cultura unica, che si distingue pur restando parte integrante del grande mosaico russo.
UCRAINI

Le tradizioni ucraine, pur condividendo molte radici con quelle russe e in generale con i popoli slavi orientali, presentano peculiarità distintive che hanno contribuito a definire una forte identità culturale. Esse si esprimono soprattutto attraverso la religione, il folclore, l’artigianato e la musica popolare.
Tra le ricorrenze più importanti vi è la Pasqua ortodossa, vissuta come una delle feste religiose e familiari più solenni. Una pratica unica e altamente simbolica è la decorazione delle pysanky, le uova pasquali ornate con disegni geometrici e motivi naturali realizzati con la tecnica della cera e del colore. Ogni simbolo dipinto ha un significato preciso: il sole e le stelle richiamano la vita e la speranza, gli animali la fertilità, le spirali l’eternità. Queste uova non sono soltanto oggetti decorativi, ma autentiche opere d’arte considerate portafortuna e strumenti di protezione per la famiglia.

Il folclore ucraino è ricchissimo e si manifesta soprattutto nella musica popolare. I canti corali, come la kolomyika, scandiscono momenti di festa, matrimonio e lavoro agricolo, creando un forte senso di appartenenza comunitaria. Le melodie, accompagnate spesso dal bandura – lo strumento nazionale a corde – raccontano storie di eroi, amori e sofferenze del popolo. La danza hopak, considerata danza nazionale, è spettacolare e acrobatica: gli uomini eseguono salti, piegamenti e movimenti veloci dei piedi, mentre le donne si distinguono per grazia e fluidità. È una danza che celebra la forza, il coraggio e la vitalità della tradizione cosacca.
Un ruolo fondamentale nell’identità ucraina è svolto dall’abbigliamento tradizionale, in particolare la vyshyvanka, la camicia ricamata che rappresenta un vero simbolo nazionale. Ogni ricamo non è solo decorazione: i motivi geometrici e floreali hanno valori simbolici di protezione e prosperità, e variano da regione a regione, trasformando ogni capo in una sorta di “carta d’identità culturale”. Oggi, la vyshyvanka è tornata a essere indossata non solo nelle feste e nei rituali, ma anche come espressione di orgoglio nazionale e appartenenza.
Così, tra religione, arte popolare e simbolismo dei ricami, le tradizioni ucraine si distinguono per la loro ricchezza simbolica e spirituale, mantenendo viva un’eredità che unisce passato e presente.
BASCHIRI

Le tradizioni baschire rispecchiano una storia millenaria legata al nomadismo delle steppe e a un profondo rapporto con la natura. Insediati prevalentemente nella Repubblica del Baschiria, ai piedi degli Urali, i Baschiri hanno saputo preservare un patrimonio culturale che unisce pratiche antiche e rituali collettivi, trasmessi di generazione in generazione.
Una delle tradizioni più antiche e peculiari è l’apicoltura forestale (bortevoye pčelovodstvo). I Baschiri sono considerati tra i migliori raccoglitori di miele selvatico al mondo: da secoli si arrampicano sugli alberi delle foreste, dove le api costruiscono i loro alveari naturali all’interno di cavità. Questa pratica, tramandata con tecniche precise e regole comunitarie, è non solo una fonte economica, ma anche un elemento identitario che testimonia la connessione spirituale con la foresta. Il miele baschiro è rinomato per la sua purezza ed è ancora oggi uno dei prodotti più apprezzati della regione.

Il patrimonio culturale dei Baschiri è custodito anche attraverso il canto epico. L’epopea del kubiz narra le gesta degli eroi leggendari, intrecciando racconti di coraggio, lotte e amore per la propria terra. Questi racconti orali, spesso accompagnati dalla musica, sono una forma di memoria collettiva che tramanda valori e identità. La musica tradizionale utilizza strumenti tipici come il kurai, un flauto di legno dal suono dolce e profondo, capace di evocare i paesaggi naturali delle steppe e delle foreste. Ancora oggi, il kurai è considerato simbolo culturale della Baschiria ed è suonato in occasioni festive e cerimoniali.
Un’altra tradizione che riflette il passato nomade è il consumo del kumiz, una bevanda fermentata a base di latte di cavalla. Per i Baschiri, il kumiz è una bevanda rinfrescante, ma soprattutto un vero e proprio simbolo identitario: si crede che rafforzi la salute, porti vigore e rappresenti l’antico legame con la vita delle steppe.
Attraverso queste pratiche – apicoltura, canto epico e tradizioni alimentari – i Baschiri mantengono vivo un legame indissolubile con la natura e con la propria storia, dimostrando come la loro cultura sia una sintesi unica di spiritualità, memoria e resilienza.
CIUVASCI

Le tradizioni ciuvasce sono un raffinato sincretismo tra credenze pre-cristiane e ortodossia russa, dove antichi rituali pagani si sono intrecciati con la spiritualità cristiana, dando vita a un patrimonio culturale unico e stratificato. Il popolo ciuvascio, insediato principalmente lungo il medio corso del Volga, ha mantenuto per secoli un forte legame con la terra e il ciclo agricolo, che continua a scandire feste, riti e forme artistiche.
Tra le arti popolari spicca il ricamo, chiamato čăwaš tĕrri. Questa tradizione è molto più di un semplice ornamento: ogni motivo geometrico o vegetale custodisce un significato mistico. Triangoli, croci, spirali, figure zoomorfe e floreali sono considerati segni di protezione e prosperità. I ricami decorano abiti tradizionali, tovaglie e accessori cerimoniali, diventando veri e propri talismani tessuti che accompagnano la vita quotidiana e i momenti solenni. Le donne ciuvasce tramandano quest’arte da madre a figlia, rafforzando così il filo invisibile che lega le generazioni.

Dal punto di vista religioso, fino al XIX secolo i Ciuvasci veneravano un pantheon di divinità pagane legate agli elementi naturali: il sole, la luna, l’acqua e la terra erano al centro di riti e sacrifici propiziatori. Anche dopo l’adozione del cristianesimo ortodosso, molte pratiche ancestrali continuarono a sopravvivere in forma ibrida. Ancora oggi, nei villaggi, si celebrano cerimonie che combinano la benedizione ortodossa con antichi rituali per il raccolto, come i sacrifici simbolici di animali o le offerte di pane e miele alla terra madre.
Un momento fondamentale del calendario tradizionale è il festival agricolo dell’Akatuy, la “festa dell’aratro”. Questa celebrazione, che segna la fine della semina primaverile, unisce canti corali, danze circolari e giochi comunitari, spesso accompagnati da banchetti e gare popolari. L’Akatuy è una festa della fertilità e della comunità, in cui si ringrazia la natura per il raccolto che verrà e si rinsaldano i legami sociali.
Attraverso l’arte del ricamo, i riti sincretici e le grandi feste agricole, i Ciuvasci dimostrano come un popolo possa mantenere viva la propria identità adattandosi ai cambiamenti storici, senza mai rinunciare al nucleo più autentico delle proprie radici.
CECENI

Le tradizioni cecene affondano le loro radici in un tessuto sociale antico, fondato su un forte codice d’onore e sull’Islam, che insieme costituiscono i due pilastri dell’identità di questo popolo caucasico. Ogni aspetto della vita quotidiana, dalle relazioni personali alle celebrazioni pubbliche, è permeato da valori di solidarietà, coraggio e rispetto.
Al centro di questa visione del mondo si trova l’Adat, il codice d’onore tradizionale. Oltre che rappresentare un insieme di regole, l’Adat è anche una filosofia di vita che prescrive comportamenti di rettitudine, dignità e giustizia. Tra i suoi principi fondamentali spiccano il rispetto per gli anziani, custodi della memoria collettiva, e l’ospitalità, considerata sacra: accogliere lo straniero e offrirgli protezione è un dovere che onora l’intero clan. In passato, l’Adat contemplava anche il diritto e il dovere della vendetta per lavare un’offesa subita, ma questa pratica è stata progressivamente abbandonata in favore di forme di riconciliazione comunitaria.
La dimensione estetica e festiva trova la sua massima espressione nella danza e nella musica tradizionale. Tra queste, il celebre lezginka, diffuso in tutto il Caucaso, assume nella versione cecena una forza particolare. È una danza che racconta, attraverso i movimenti, il rapporto tra maschile e femminile: l’uomo danza con gesti rapidi, acrobatici e quasi guerrieri, mentre la donna si muove con eleganza e misura, incarnando grazia e armonia. Il dialogo coreografico tra i due diventa una metafora della complementarità tra energia e delicatezza, forza e equilibrio. La musica che accompagna il lezginka, scandita da tamburi e strumenti a corda tradizionali, accende l’atmosfera delle celebrazioni familiari e comunitarie.
Un altro pilastro della cultura cecena è l’organizzazione sociale basata sui teip, i clan. Ogni ceceno appartiene a un teip, che costituisce la sua identità primaria, prima ancora della nazione o della famiglia ristretta. Il teip è un’unità genealogica, ma specialmente una rete di solidarietà politica, economica e culturale, che garantisce sostegno ai membri e custodisce la memoria delle origini. Questo sistema di appartenenza rafforza il senso di comunità e il legame con la propria terra, rendendo i ceceni un popolo fortemente coeso, capace di resistere alle difficoltà storiche e di rigenerarsi.

Le tradizioni cecene, dunque, sono l’espressione di un’identità forgiata dal codice d’onore, dall’Islam, dalla danza e dal clan, un mosaico che unisce rigore morale, spiritualità, espressività artistica e coesione sociale. In esse vive lo spirito di un popolo che, pur segnato da vicende travagliate, ha sempre saputo custodire la propria fierezza e dignità.
ARMENI

Le comunità armene in Russia hanno saputo preservare con orgoglio la propria cultura ancestrale, facendo della memoria storica e delle tradizioni un vero filo conduttore della vita quotidiana. La Chiesa Apostolica Armena riveste un ruolo centrale: non è soltanto un luogo di culto, ma un vero e proprio cuore pulsante della comunità. Le celebrazioni religiose, come il Natale il 6 gennaio o la Pasqua, diventano momenti di riunione e di rafforzamento dei legami familiari e sociali, dove preghiera, ritualità e convivialità si intrecciano per mantenere viva l’identità armena.
La cucina tradizionale è un’altra colonna portante della cultura armena. Piatti come il khash, una zuppa sostanziosa a base di manzo, il khorovats, barbecue di carne cucinato all’aperto, e il dolma, foglie di vite ripiene, sono dei cibi che rappresentano un legame con la terra d’origine, un gesto di ospitalità e un mezzo di trasmissione della memoria collettiva attraverso i sapori. Ogni preparazione è spesso accompagnata da racconti, rituali familiari e canti, che trasformano il pasto in una celebrazione della storia e della comunità.

L’arte e la musica completano questo quadro culturale. La musica tradizionale armena, spesso suonata con il duduk, un antico strumento a fiato dal timbro dolce e malinconico, è un mezzo di espressione dell’anima collettiva. Le melodie raccontano leggende, amori, sofferenze e speranze, diventando ponte tra passato e presente. Anche le arti visive, dall’iconografia religiosa alla tessitura dei tappeti, sono veicoli di simboli e narrazioni ancestrali, testimonianza di un patrimonio millenario.
Un ruolo altrettanto importante lo riveste la tradizione orale: storie, leggende e poesie tramandate di generazione in generazione hanno permesso agli armeni di mantenere la propria identità, nonostante le migrazioni e le dispersioni. Racconti di eroi, di antichi regni e di eventi storici fondono memoria e insegnamento morale, rafforzando la consapevolezza di appartenenza e il senso di continuità culturale.
Le tradizioni armene in Russia, quindi, rappresentano un mosaico ricco e armonioso di fede, arte, cucina e memoria orale, in cui ogni gesto, melodia o racconto diventa un atto di resistenza culturale e di amore per le radici.
IL MOSAICO ETNICO RUSSO: UN PATRIMONIO VIVENTE

L'esplorazione di questi gruppi etnici ci svela la complessità e la ricchezza della Russia, un Paese che non può essere ridotto a un'unica identità. La metafora del "mosaico" iniziale si rivela nella sua pienezza: i tasselli non si fondono, ma coesistono, mantenendo intatte le proprie forme e colori.
Dalla Maslenitsa russa al Sabantuy tartaro, dalla danza Lezginka cecena alla spiritualità delle pysanky ucraine, ogni tradizione è un tassello fondamentale che contribuisce a un quadro più grande e sorprendente. Le credenze ancestrali, le lingue, le musiche e i riti oltre che semplici reliquie del passato, sono pure elementi vitali che definiscono la quotidianità di milioni di persone e arricchiscono l'intero patrimonio culturale della nazione.
La sfida della Russia contemporanea risiede proprio nella capacità di valorizzare e tutelare questa pluralità. Se la storia ha a volte visto contrasti, il presente offre un'opportunità di dialogo e di convivenza. La resistenza delle tradizioni baschire e armene, il sincretismo dei Ciuvasci e la coesione dei Ceceni dimostrano che l'identità non è mai statica, ma una forza dinamica che si adatta e si rigenera.
In definitiva, la Russia oltre che una grande potenza politica e geografica, rappresenta in modo particolare una terra di popoli, dove l'ospitalità e la resilienza sono valori condivisi, al di là di ogni differenza. La sua vera grandezza risiede in questa straordinaria diversità, un patrimonio vivente che continua a evolversi, tessendo storie che uniscono il passato al futuro.
Commenti